Oscar Wilde

“Dite ai vostri figli che sono cattivi, molto più cattivi degli altri ragazzi….”

Capita spesso, quando si parla con gli amici, di confrontarsi su qualcosa che è comune a tutti noi, l’educazione dei figli.

Tutti abbiamo ricevuto un’educazione e molti di noi si sono trovati anche nella necessità di doverne impartire una ai propri figli.

Educare i figli e’ un mestiere difficile, come sappiamo. Si fanno errori su errori. Spesso involontari. Sottovalutiamo l’impatto di azioni o parole, che a noi sembravano neutre e prive d’effetto, ma che invece lasciano il segno.

E ancora più spesso si fanno errori volontari, cioè determinati da errate ( ma rocciose) convinzioni educative.

Detto questo, non è che voglia propinare a chichessia le mie teorie educative.

Voglio solo citarvi il passo di un romanzo che sto leggendo.Il romanzo si intitola “Così muore la carne” (The Way of All Flesh) dell’inglese Samuel Butler ( 1835 – 1902).

Il libro e’ stato scritto tra il 1873 e il 1885, ma Butler non volle pubblicarlo mentre era in vita ( uscì infatti nel 1903, ad un anno dalla sua morte).

E’ un libro che mette alla berlina in maniera brillante e feroce il modo di vivere e le convenzioni dell’epoca vittoriana.

Uscito a tre anni dalla morte di Oscar Wilde – omosessuale come Butler e altro e più celebre sbeffeggiatore del vittorianesimo – il libro fu immediatamente percepito come eversivo e dirompente.

Ma ecco il brano ( che evidenzia il feroce sarcasmo dell’autore nei confronti dell’educazione tipicamente vittoriana ricevuta):

“Ai genitori che vogliono condurre vita tranquilla io dò questi consigli: dite ai vostri figli che sono cattivi, molto più cattivi degli altri ragazzi. Poi, scegliete qualche ragazzo di vostra conoscenza da proporre a modello di perfezione, e fate in modo che i vostri figli siano assolutamente convinti della loro inferiorità. 

Voi siete tanto meglio armati di loro, che è impossibile possano resistervi. Questo si chiama influenza morale e voi potrete tormentarli quanto vi piaccia. 

I figli credono che voi sappiate tutto e non vi hanno ancora colti a mentire tante volte da sospettare che voi non siate la persona virtuosa e scrupolosamente sincera che vi vantate di essere. Nè possono ancora sapere quanto siete vili, nè quanto presto vi arrendereste, se solo sapessero combattervi con persistenza e abilità.

Siete voi che avete i dadi in mano e che li lanciate, non esitate a truccarli. Insistete con loro sugli incalcolabili benefici che avete loro conferito, anzitutto per averli messi al mondo quali figli vostri, piuttosto che di altri. 

Siete voi che avete le carte buone; e potete sempre barare; se le giocate anche solo con un minimo di avvedutezza vi troverete a capo di una famiglia felice, unita, timorosa di Dio.”

Oscar Wilde in Love- Terza Parte- Il De Profundis

Pur deluso e disgustato dall’amico e distrutto dal dolore per la morte della madre, Wilde proprio in quel periodo comincia a risalire la china.
Lo aiuta in ciò moltissimo il nuovo direttore del carcere, il giovane Maggiore Nelson, che lo dispensa quasi interamente dal lavoro manuale, gli consente di procurarsi quasi tutti i libri che vuole e gli procura carta e penna.

E’ grazie a queste concessioni che il detenuto trova ragione di vita nella scrittura del De Profundis, la sua lettera- requisitoria indirizzata all’amico e al mondo.

E’ una lettera, ma è anche un racconto, un’opera d’arte in piena regola, quella che fa dire ad alcuni critici che Wilde è il più grande prosatore irlandese dopo Swift.
George Bernard Show definisce questo documento, lungo oltre un centinaio di pagine “un libro straordinario, assolutamente esilarante e divertente come era Wilde stesso e disonorevole e vergognoso per i suoi stupidi tormentatori”
Wilde ripercorre tutta la storia del suo rapporto con Bosie, descrivendo l’amico come l’avvelenatore della sua vita, che era e avrebbe dovuto restare dedicata all’Arte.
Tutta la prima parte della lettera, il primo movimento, potremmo dire, visto che la composizione ha quasi la struttura di un’opera musicale, è dedicata a descrivere i comportamenti spregevoli di Bosie, con tanto di liti e riappacificazioni descritte come in una commedia. “ C’è dentro afflizione, fastidio, disagio- dirà G.B.Show- ma non una vera tragedia; è tutto commedia”.

Elencati i motivi del suo disprezzo, Wilde è troppo intelligente per non capire che deve spiegare non solo a Bosie, che è il primo destinatario della lettera, ma anche al “suo “ pubblico, che ne è il secondo destinatario, i motivi che lo hanno indotto, nonostante l’evidenza dei pericoli che correva e la disapprovazione per i comportamenti inqualificabili del compagno, a lasciarsi travolgere.

Da una parte, lo ammette c’è stata debolezza .” Lo dico francamente, barcollavo come una bestia condotta al macello. Avevo commesso un madornale errore psicologico: avevo sempre creduto che cederti nelle piccole cose non avesse importanza e che al momento opportuno sarei riuscito a far prevalere la mia forza di volontà .Non fu così. Quando giunse il momento, la forza di volontà mi mancò completamente”.

Ma non è stato solo questione di debolezza, aggiunge Wilde subito dopo, ansioso di dimostrare che c’è stato anche una motivazione nobile nel suo lasciarsi trascinare alla rovina.
“Qualunque fosse la tua condotta verso di me, sentii sempre che in fondo mi amavi davvero”.

Il fascino del poeta, la sua posizione nel mondo dell’arte e nel bel mondo, il lusso di cui si circonda hanno sicuramente innescato l’attrazione del giovane nei confronti dell’amico più maturo. Ma non c’è solo l’amore per le cose esteriori in questo rapporto, Wilde lo sente.
“Vi era qualcosa di più, qualcosa che aveva per te un’attrazione strana: mi amavi molto più di quanto tu amassi chiunque altro”

Ed ecco il terzo movimento: nonostante gli riconosca capacità d’amore, Wilde è costretto ad ammettere che il vero motivo conduttore della vita di Bosie è l’odio implacabile per il padre, al quale senza esitare ha sacrificato la vita dell’amico.

“In te l’odio è sempre stato più forte dell’amore; nella stessa anima non c’è spazio per entrambe le passioni”
Ecco quindi la differenza tra Wilde e Bosie: il primo ha fatto prevalere la legge dell’amore, il secondo quella dell’odio.
“Gli dei sono strani. Non è solo dei nostri vizi che fanno strumenti con cui castigarci. Non fosse stato per il mio amore per te e per i tuoi, non sarei ora a piangere in questo terribile luogo”
Ma la più terribile delle colpe di Bosie non è l’aver provocato, con la cecità e l’insensatezza del proprio odio, la rovina dell’amico, ma nell’insensibiltà che ha dimostrato durante la carcerazione di Wilde.
Non si è mai fatto vivo.

Perché non mi hai scritto? Aspettavo una lettera. Ero certo che alla fine avresti capito che se l’antico affetto, l’amore tanto proclamato, i mille atti di cortesia mal ricevuta di cui ti avevo inondato non erano niente per te, il solo dovere ti avrebbe dovuto far scrivere. […..] Il tuo silenzio è stato orribile. Non di settimane o di mesi, ma di anni. E’ un silenzio che non ha scuse”

Con questa ultima pesantissima accusa si conclude la requisitoria di Wilde.

Che ha un finale ( o un quinto movimento se vogliamo restare alla metafora musicale) veramente sorprendente.

Un po’ come nei famosi paradossi wildiani, che affidano al rovesciamento inatteso del luogo comune non solo la loro forza di persuasione, ma anche la loro capacità di creare divertimento.

E la fine di tutto questo è che devo perdonarti. Devo farlo: per il mio bene stesso devo perdonarti. Devo toglierti il fardello e caricarlo sulle mie spalle. Sono prontissimo a farlo”.

L’artista , per essere veramente e compiutamente tale, secondo Wilde, deve provare l’esperienza del dolore, perché, è una esperienza che diversamente da quella del piacere è portatrice di verità, “non porta maschera”.
“Ora capisco che il Dolore, essendo la suprema emozione di cui l’uomo è capace, è insieme il modello e il banco di prova di tutta la grande Arte”

E’ il tema del Sacrificio Necessario.

Il fardello di cui parla Wilde è di fatto molto simile alla croce di Cristo:

“ Vedo una connessione assai più intima e immediata tra la vera vita di Cristo e la vera vita dell’artista”.
L’accostamento genera lo spunto per alcune delle considerazioni più brillanti e originali della lettera.

Cristo è descritto come un poeta ( “Il posto di Cristo è infatti tra i poeti”) , come “il vero precursore del movimento romantico nella vita”.

“Cristo non fu soltanto il supremo individualista, fu anche il primo individualista della storia”.
“Cristo non diceva agli uomini : Vivete per gli altri, insegnava che non vi era alcuna differenza tra la vita degli altri e la propria. In tal modo egli dava all’uomo una personalità estesa, da Titano.”
Insieme al tema del Sacrificio affiora quello del Pentimento.
“Naturalmente il peccatore deve pentirsi. Perché? Perché altrimenti non sarebbe capace di comprendere ciò che ha fatto”.

Anche il Pentimento, come il Sacrificio, è quindi l’inizio di una presa di coscienza di sé, è un momento di verità ( e quindi di bellezza ) , l’inizio di una vita nuova, “il mezzo attraverso il quale ci è dato trasformare il nostro passato”.

Wilde non ha dubbi e lo dice con nettezza: Peccato e Sofferenza per Cristo erano cose belle e sante in se stesse, autentiche “forme di perfezione”.
Sono certo che, se glielo avessero chiesto, Cristo avrebbe risposto che nel momento in cui il Figliol Prodigo cadde in ginocchio e pianse trasformò l’aver sperperato le sue sostanze con donne di malaffare, fatto il guardiano dei porci ed essersi nutrito delle loro stesse ghiande, nei momenti più belli e più sacri della sua vita. A molta gente riesce difficile comprendere questo. Forse si deve finire in carcere per comprenderlo. In questo caso, forse, vale la pena di finire in carcere”.
La lettera si avvia alla sua conclusione.

Il nostro sodalizio, dice il poeta, ha ancora molto da darci.
“..Per incompleto ed imperfetto che io sia, tu, da me, hai ancora molto da imparare. Venisti da me per imparare il Piacere della Vita e il Piacere dell’Arte. Forse sono stato scelto per insegnarti qualcosa di più splendido: il significato del Dolore, e la sua bellezza.”.

Filippo Cusumano

Oscar Wilde in love – Prima parte- “E’ in tutto e per tutto simile ad un narciso- così bianco e oro”

Comincio qui una storia che richiede lo spazio di più note .Racconterò di Oscar Wilde e del suo amore per Alfred Douglas.Questa è la prima puntata.

oscar7wildeVerso la fine di giugno del 1891 Lionel Johnson, un giovane aristocratico londinese, che ha letto per 14 volte “Il ritratto di Dorian Gray” accompagna il cugino Lord Alfred Douglas da Oscar Wilde, autore del romanzo e glielo presenta.

Figlio minore del Marchese di Queensberry, Lord Douglas ( detto Bosie) aveva una carnagione molto pallida, capelli biondi, occhi chiari ed una corporatura minuta.

Nelle foto che lo ritraggono con Wilde appare visibilmente più piccolo di lui ( che era tuttavia di statura molto superiore alla norma).

Secondo Douglas, Wilde passò il tempo ad assediarlo riuscendo nella conquista dopo circa sei mesi.

Di lì a poco, in una lettera ad un amico, Oscar scrive parole inequivocabili: “Mio caro Bobbie, Bosie ha insistito per fermarsi qui a mangiare dei sandwich. E’ in tutto e per tutto simile ad un narciso- così bianco e oro.[…] E” talmente stanco: giace sul divano come un giacinto ed io lo venero “.

bosie1890Dal novembre 1892 al dicembre 1893 i due non si separano mai. Oscar ha poca voglia di nascondere la relazione che ogni giorno lo prende sempre di più, ma Douglas è addirittura ansioso di esibirla.

Chi invece è enormemente preoccupato da questa relazione è il padre di Bosie.

John Sholto Douglas, nono marchese di Queensberry, è un uomo singolare (ha ereditato un enorme patrimonio, dilapidandone la metà in scommesse sui cavalli).

Le dicerie sulla vita che conducono i due corrono per tutta Londra.

Bosie, da tempo frequenta una cerchia di giovani prostituti pronti a concedersi per qualche sterlina o per un buon pasto in un ristorante alla moda . A questa passione ha introdotto anche Wilde . I due, per trovare le loro “prede” si avvalgono dei servigi di un certo Alfred Taylor, vero e proprio tenutario di un bordello maschile. Ai giovani prostituti con i quali si incontra Wilde dispensa spensieratamente denaro, portasigarette in oro o argento e altri regali. E’ generoso, cordiale, brillante. Parlerà poi di quel periodo come del periodo in cui ” banchettava con le pantere”.

I giovani sono infatti molto avidi e spregiudicati e spesso pronti al ricatto. Da pochi anni ( 1885) è stata approvata in Inghilterra una legge, il Criminal Law Amendment Actc, che per la prima volta vieta gli atti osceni tra maschi adulti consenzienti ( si dice che la Regina Vittoria , avendole qualcuno fatto notare che non era prevista alcuna sanzione per le donne, abbia liquidato seccamente le questione, dicendo :”Nessuna donna farebbe mai una cosa simile”). Il rischio che, con la loro condotta ostentata ed ogni giorno più imprudente i due corrono è quindi un rischio reale e piuttosto grave: la pena prevista era quella della “detenzione fino ad un massimo di due anni, con o senza lavori forzati”.

QUEENSBINaturale quindi che il Marchese di Queensberry si preoccupi delle conseguenze che la relazione può avere sulla reputazione, ma anche sulla fedina penale del figlio.

Dopo vari tentativi di convincere quest’ultimo a troncare la relazione e un’irruzione con minacce in casa di Wilde rimasta priva di effetti, decide di passare a provocare il drammaturgo in maniera plateale.

Va a trovarlo all’Albermarle Club e, non trovandolo, gli lascia un biglietto che dice “A Oscar Wilde che posa da sondomita ( sic: “somdomite”)..

Bosie, che odia il padre profondamente, convince a questo punto Wilde a citare in giudizio il marchese per calunnia.

Il 9 marzo ha inizio il processo.

L’avvocato che difende Queensberry è Edward Carson (v.foto) , compagno di studi di Wilde al Trinity College di Dublino. Wilde accoglie la notizia con leggerezza: “Sarò interrogato dal vecchio Ted Carson. Farà senz’altro la sua parte con quel tanto di cattiveria tipica di un vecchio amico”

Quello che non immagina è che, mentre lui e Bosie, approfittando di un rinvio delle udienze, si assentano per alcuni giorni per recarsi a Montecarlo, Carson esamina le prove raccolte da alcuni investigatori privati sguinzagliati nei posti più malfamati di Londra che hanno scovato tutti i giovani prostituti frequentati dalla coppia: lacchè, fattorini, stallieri, camerier, studenti, tutti personaggi già noti alla polizia, così come il loro “protettore” Alfred Taylor.

carsonAlla ripresa del processo Carson incomincia, nell’interrogatorio di Wilde, a chiedergli di coomentare i suoi scritti.

Wilde risponde da par suo.

Carson legge diversi passi de “Il ritratto di Dorian Gray” scegliendo quelli che alludono a rapporti amorosi tra persone dello stesso sesso. Quando Carson insinua che il romanzo sia un libro perverso, Wilde replica in maniera sprezzante: “ Forse, ma solo per i bruti e gli ignoranti. Le opinioni dei filistei sono di una stupidità incommensurabile”.

Dal romanzo Carson passa alle lettere personali. “Ragazzo tutto mio”, legge ad alta voce, citando le parole d’attacco di una lettera scritta da osca a Bosie. “Perché un uomo della vostra età si rivolge ad un giovane di vent’anni più giovane di lui chiamandolo ragazzo tutto mio ?”

Per un po’ continua la schermaglia tra l’ironia di Carson e le risposte sprezzanti di Wilde. Vengono letti passi sempre più espliciti delle lettere di Oscar a Bosie Vengono fuori, lette dalla voce volutamente incolore e spoetizzante di Carson, espressioni come “le tue labbra di petalo di rosa rossa”, “la tua flessuosa anima aurata “.

bosie4L’avvocato procede facendo in modo di lasciare alla fine le lettere più ardite, in un crescendo che lascia il pubblico e la giuria con il fiato sospeso. “Ragazzo carissimo tra tutti, la tua lettera era deliziosa, vino rosso e dorato per me; ma io sono triste e sconsolato; bosie non devi fare scenate con me. Mi uccidono sciupano le bellezze della vita… Devo vederti presto. Tu sei l’oggetto che mi manca, l’oggetto di grazia e di bellezza… Perché non sei qui, mio caro e meraviglioso ragazzo?”

Alla fine di queste citazioni, Carson pone al teste la domanda cruciale, gli chiede cioè se sia questo il tipo di lettera che un uomo scrive ad un altro uomo. Wilde crede di cavarsela con la solita risposta evasiva.

Asserisce che quella lettera è semplicemente la prova del suo affetto e della sua ammirazione per Lord Douglas. Ma Carson lo incalza : “Non pensate che adulare un giovane, in pratica corteggiarlo, sia la stessa cosa che corromperlo?”.

L’avvocato non molla la presa.

osca-bosie.3jpgDalle lettere di Wilde passa ai ricattatori che le hanno utilizzate: fattorini e stallieri che hanno varcato con il poeta la soglia dei locali più esclusivi di Londra, condividendo con lui cibi sofisticati e fiumi di champagne. “Non è strano– incalza Carson- che un uomo di più di quarant’anni prediliga con tanta insistenza la compagni di uomini così giovani?”. Wilde non rinuncia alla battuta “Per me la gioventù, il solo fatto della gioventù, è così meraviglioso che preferirei chiacchierare per mezz’ora con un giovane che essere interrogato in tribunale

Carson incassa la risposta per quello che è: la conferma del fatto che Douglas non è il solo giovane al quale Wilde si è accompagnato nel corso degli ultimi anni.

Alla seconda udienza, Wilde non si presenta. Il suo avvocato lo ha convinto a rinunciare e cerca di negoziare un’uscita onorevole.

Riesce ad evitare la sfilata dei testimoni, ma non la formula finale, con la quale la giuria chiude il processo: non solo Queensberry è innocente del reato di calunnia, ma ha avuto ragione, per il bene pubblico, a sollevare la questione.

La formulazione della sentenza, alla luce della legislazione vigente in tema di sodomia, rende inevitabile un secondo processo, questa volta con Wilde come imputato.

Gli amici più fidati scongiurano Wilde di riparare in Francia.

oscar il giudiceMa il poeta preferisce restare ad aspettare la sua sorte. Preferisce affrontare gli eventi che l’onta della fuga.

Poco dopo è arrestato per il reato di atti osceni.

Il processo si conclude con una condanna a due anni.

La sentenza viene pronunciata il 25 maggio 1895. Il giudice che la emette la commenta così : “Non posso che pronunciare la condanna più severa prevista dalla legge. A mio avviso essa è totalmente inadeguata in un caso come questo. …

…continua

Il ritratto di Dorian Gray ( galeotto fu il libro…)

Quando Oscar Wilde incontra il grande amore della sua vita, Lord Alfred Douglas, è lo scrittore più ammirato di Londra.

ll suo romanzo “Il ritratto di Dorian Gray” è  appena uscito ed è diventato un caso letterario.

E’ la storia di un giovane di bellissimo aspetto ( Dorian Gray) che, sedotto intellettualmente dal brillante e spregiudicato Lord Henry Wotton, perde a poco a poco la sua innocenza, consegnandosi ad una vita corrotta e avida di piaceri.

Specchio fedele di questa sua trasformazione è un suo ritratto giovanile, eseguito da un pittore che prova per lui una forte inclinazione ( Basil Hallward). Il dipinto, per effetto di un inspiegabile fenomeno, acquista via via rughe ed espressioni maligne, fino a diventare la rappresentazione di un uomo vecchio e ributtante, mentre il protagonista, nonostante il passare degli anni, conserva intatte bellezza, gioventù ed aspetto puro ed innocente.

Turbato dalla visione del proprio ritratto, Dorian prima lo nasconde, poi uccide Basil, che ne ha scoperto la sconcertante trasformazione, quindi, nella scena finale del libro, tenta di distruggerlo.

Non appena affonda il coltello sulla tela, il quadro torna ad essere la fedele rappresentazione del giovane di un tempo, mentre il protagonista si accascia al suolo, colpito dalla sua stessa lama. A terra rimane un uomo, le cui sembianze sono quelle di un vecchio, le stesse che il dipinto aveva minuziosamente registrato negli anni.

Il libro, oltre che un trattato sull’estetismo, è anche uno dei primi tentativi di descrivere il tema della omosessualità nella letteratura inglese.

Lord Henry, l’amico di Dorian,  è sposato, ma si rallegra del fatto che la moglie lo abbia abbandonato. Affitta per sé e per l’amico una villa ad Algeri ( allora meta di vacanza prediletta dagli omosessuali inglesi), cerca di educare Dorian con discorsi volutamente seduttivi ed ambigui. Basil è palesemente innamorato a sua volta di Dorian ( “era un amore simile a quello provato da Michelangelo e da Montagne, da Winckelmann e da Shakespeare stesso”).

Con ogni evidenza attratto da persone del suo stesso sesso si rivela infine anche Dorian, che, pur coltivando nella prima parte del romanzo una relazione con l’attrice Sybil Vane, si identifica in Eliogabalo che “aveva il viso imbellettato e con le donne aveva filato la lana e trasportato la luna da Cartagine per unirla in matrimonio con il sole”..

Wilde considera i tre personaggi come tre sfaccettature della propria immagine.

In una lettera ad un amico scrive:.

Basil è ciò che io credo di essere; Lord Henry è ciò che il mondo pensa di me; Dorian ciò che mi piacerebbe essere- in altri tempi forse”.

Attaccato da più parti non solo per i contenuti immorali, ma anche per i dialoghi prolissi, le situazioni artificiose, il romanzo ha, tuttavia, un’accoglienza strepitosa.

Nessuna opera d’arte negli ultimi decenni ha creato intorno a sé tanta attenzione e tanto scalpore.

Per Wilde l’uscita del libro, sia pure con le polemiche che la circondano, che egli stesso rintuzza su tutti i giornali, di fatto amplificandone il clamore, è il coronamento di un percorso di ascesa sociale, che in pochi anni ha fatto di lui uno dei più ammirati protagonisti dell’alta società londinese.

Le sue battute corrono di bocca in bocca, la sua ricercatezza nel vestire è oggetto di imitazione, i suoi articoli destano sempre l’attenzione di tutti per brillantezza di scrittura, corrosività di giudizi, capacità di ricorso ad argomentazioni paradossali.

Wilde si sente, ed è, al centro dell’attenzione. Come poi disse Andrè Gide,” il successo pare corrergli davanti e a lui basta coglierlo”

Sposato da quattro anni con Constance Lloyd, dalla quale ha avuto due figli, Cyril e Vyvyan e con la quale vive in una elegante casa in Tite Street, ha iniziato da tempo ad avere storie di uomini.

Il primo a sedurlo è stato Robert Ross, quattro anni prima, nel maggio del 1886 .

Entrambi dichiareranno dopo che quella era stata la loro prima esperienza omosessuale.

Oscar ha trentadue anni , Robert appena diciassette., ma è quest’ultimo che assume l’iniziativa.

A distanza di anni, rievocando con Reginald Turner, amico di entrambi, questa sorta di iniziazione omosessuale, Wilde confiderà “E’ stato il piccolo Robbie a sedurmi”.

Destinato ad avere un ruolo importante nella vita di Wilde ( gli sarà fraterno amico ed assisterà i suoi figli dopo la sua morte, assicurandosi, come suo esecutore letterario, che ricevano i diritti delle sue opere), Robert Ross cede il passo come amante al poeta simbolista John Gray, che diventa addirittura uno dei modelli ai quali si ispira Wilde per la costruzione del personaggio di Dorian .

Lusingato dal fatto che il protagonista del romanzo si chiama come lui ( la scelta di quel cognome è stata quasi una strategia di corteggiamento) John prende a firmarsi Dorian quando scrive all’amante.

Ma, come sottolinea Richard Ellmann ( Oscar Wilde- 1984), le attenzioni di Wilde non sono rivolte solamente a lui.

Gli piace frequentare gli studenti, affascinarli con la sua cultura, abbagliarli con la brillantezza del suo eloquio, e, nel caso in cui le loro inclinazioni fossero corrispondenti alle sue, sedurli.

Tra i giovani che Wilde frequenta c’è un certo Lionel Johnson.

Fervente ammiratore de “Il ritratto di Dorian Gray”, ne saluta l’uscita con un’affettuosa ode in latino, i cui ultimi versi suonano così:

Hic sunt poma Sodomorum;

Hic sunt corda vitiorum;

Et peccata dulcia.

In excelsis et infernis

Tibi sit, qui tanta cernis,

Gloriarum gloria

( Qui sono i frutti di Sodoma; / qui è il cuore dei vizi;/ e i dolci peccati. / Nel più alto dei cieli e negli inferi/ sia somma gloria/ a te che tante cose intendi).

Ed è proprio Lionel Johnson che presta la sua copia del “Dorian Gray” al giovane cugino, che, dopo averla letta per “quattordici volte di fila” ( come più tardi dirà) chiede di essere presentato all’autore.

Ed è così che verso la fine di giugno del 1891 Lionel Johnson accompagna Lord Alfred Douglas in Tite Street e gli presenta Oscar Wilde.

Figlio minore del Marchese di Queensberry, Lord Douglas ( detto Bosie) aveva una carnagione molto pallida, capelli biondi, occhi chiari ed una corporatura minuta. Nelle foto che lo ritraggono con Wilde appare visibilmente più piccolo di lui ( che era tuttavia di statura molto superiore alla norma).

Oscar e Bosie raccontano in maniera diversa i mesi successivi al loro primo incontro.

Secondo Douglas, Wilde passò il tempo ad assediarlo riuscendo nella conquista dopo circa sei mesi.

Ma è un po’ nella natura di Wilde essere incoraggiante e benevolmente adulatorio nei confronti dei giovani che lo circondano con ammirazione. Successivamente infatti negherà con veemenza di essere stato lui ad assumere l’iniziativa. Dirà anzi che si conoscevano appena quando, nella primavera del 1892, il giovane aristocratico si è precipitato da lui per chiedergli aiuto in una faccenda molto delicata.

Una sua lettera compromettente viene usata per ricattarlo. Wilde si dà da fare, ricorrendo al suo amico e legale George Lewis che risolve la questione comprando dal ricattatore il documento incriminante..

A poche settimane di distanza, nel giugno di quello stesso anno, Oscar scrive sul frontespizio di una copia di Poems:

Da Oscar

Al ragazzo

dalla corazza dorata

a Oxford

nel cuore

di giugno

OSCAR WILDE

Di lì a poco, in una lettera all’amico Robert Ross, scrive parole inequivocabili

Mio caro Bobbie, Bosie ha insistito per fermarsi qui a mangiare dei sandwich. E’ in tutto e per tutto simile ad un narciso- così bianco e oro. Verrò da te mercoledì o giovedì sera. Mandami un rigo. Bosie è talmente stanco: giace sul divano come un giacinto ed io lo venero

Caro Ragazzo. Sempre il tuo OSCAR”

Sono le battute iniziali di una storia d’amore leggendaria, che porterà Wilde in carcere e all’autodistruzione.

Per approfondimenti sulla vicenda leggete in questo blog  il post L’amore tra maschi ai tempi di Oscar Wilde

L’amore tra maschi ai tempi di Oscar Wilde ( e della regina Vittoria)


Oscar Wilde e Alfred Douglas

Verso la fine di giugno del 1891 Lionel Johnson, un giovane aristocratico londinese, che ha letto per 14 volte “Il ritratto di Dorian Gray” accompagna il cugino Lord Alfred Douglas da Oscar Wilde, autore del romanzo e glielo presenta

Figlio minore del Marchese di Queensberry, Lord Douglas ( detto Bosie) ha una carnagione molto pallida, capelli biondi, occhi chiari ed una corporatura minuta. Nelle foto che lo ritraggono con Wilde appare visibilmente più piccolo di lui ( che era tuttavia di statura molto superiore alla norma).

Poche settimane dopo, in una lettera ad un amico, Oscar scrive parole inequivocabili

“ Bosie ha insistito per fermarsi qui a mangiare dei sandwich. E’ in tutto e per tutto simile ad un narciso- così bianco e oro.[…] E” talmente stanco: giace sul divano come un giacinto ed io lo venero “

Dal novembre 1892 al dicembre 1893 i due non si separano mai. Oscar ha poca voglia di nascondere la relazione che ogni giorno lo prende sempre di più, ma Douglas è addirittura ansioso di esibirla.

Le dicerie sulla vita che conducono i due corrono per tutta Londra.

alfred douglas

Bosie, che da tempo frequenta una cerchia di giovani prostituti pronti a concedersi per qualche sterlina o per un buon pasto in un ristorante alla moda , introduce anche Wilde a questa passione ha introdotto . I due, per trovare le loro “prede” si avvalgono dei servigi di un certo Alfred Taylor, vero e proprio tenutario di un bordello maschile.

Ai giovani prostituti con i quali si incontra Wilde dispensa spensieratamente denaro, portasigarette in oro o argento e altri regali. E’ generoso, cordiale, brillante. Parlerà poi di quel periodo come del periodo in cui banchettava “con le pantere”.

I giovani sono infatti molto avidi e spregiudicati e spesso pronti al ricatto.

Da pochi anni ( 1885) è stata approvata in Inghilterra una legge, il Criminal Law Amendment Actc, che per la prima volta vieta gli atti osceni tra maschi adulti consenzienti ( si dice che la Regina Vittoria , avendole qualcuno fatto notare che non era prevista alcuna sanzione per le donne, abbia liquidato seccamente le questione, dicendo :”Nessuna donna farebbe mai una cosa simile).

Il rischio che, con la loro condotta ostentata ed ogni giorno più imprudente i due corrono è quindi un rischio reale e piuttosto grave: la pena prevista era quella della “detenzione fino ad un massimo di due anni, con o senza lavori forzati”.

Naturale quindi che il Marchese di Quinsberry, padre di Bosie, si preoccupi delle conseguenze che la relazione può avere sulla reputazione ma anche sulla fedina penale del figlio. Dopo vari tentativi di convincere quest’ultimo a troncare la relazione e un’irruzione con minacce in casa di Wilde ( rimasta priva di effetti) decide di passare a provocare il drammaturgo in maniera plateale e va a trovarlo all’Albermarle Club : non trovandolo, gli lascia un biglietto che dice “A Oscar Wilde che posa da sondomita ( sic: “somdomite”)..

Bosie, che odia il padre profondamente, convince a questo punto Wilde a citare in giudizio il marchese per calunnia.

Il 9 marzo ha inizio il processo. L’avvocato che difende Queensberry è Edward Carson , compagno di studi di Wilde al Trinity College di Dublino.

Wilde accoglie la notizia con leggerezza: Sarò interrogato dal vecchio Ned Carson. Farà senz’altro la sua parte con quel tanto di cattiveria tipica di un vecchio amico”

Quello che non immagina è che, mentre lui e Bosie, approfittando di un rinvio delle udienze, si assentano per alcuni giorni per recarsi a Montecarlo, Carson esamina le prove raccolte da alcuni investigatori privati sguinzagliati nei posti più malfamati di Londra che hanno scovato tutti i giovani prostituti frequentati dalla coppia: lacchè, fattorini, stallieri, camerier, studenti, tutti personaggi già noti alla polizia, così come il loro “protettore” Alfred Taylor.

Alla ripresa del processo Carson incomincia, nell’interrogatorio di Wilde, a chiedergli di commentare i suoi scritti.

Wilde risponde da par suo. Carson legge diversi passi de “Il ritratto di Dorian Gray” scegliendo quelli che alludono a rapporti amorosi tra persone dello stesso sesso.

Quando Carson insinua che il romanzo sia un libro perverso, Wilde replica in maniera sprezzante:

“ Forse, ma solo per i bruti e gli ignoranti. Le opinioni dei filistei sono di una stupidità incommensurabile”.

Dal romanzo Carson passa alle lettere personali.

“Ragazzo tutto mio”, legge ad alta voce, citando le parole d’attacco di una lettera scritta da osca a Bosie. “Perché un uomo della vostra età si rivolge ad un giovane di vent’anni più giovane di lui chiamandolo ragazzo tutto mio ?”

Per un po’ continua la schermaglia tra l’ironia di Carson e le risposte sprezzanti di Wilde. Vengono letti passi sempre più espliciti delle lettere di Oscar a Bosie

Vengono fuori, lette dalla voce volutamente incolore e spoetizzante di Carson, espressioni come le tue labbra di petalo di rosa rossa”, “la tua flessuosa anima aurata . L’avvocato procede facendo in modo di lasciare alla fine le lettere più ardite, in un crescendo che lascia il pubblico e la giuria con il fiato sospeso.

“Ragazzo carissimo tra tutti, la tua lettera era deliziosa, vino rosso e dorato per me; ma io sono triste e sconsolato; bosie non devi fare scenate con me. Mi uccidono sciupano le bellezze della vita… Devo vederti presto. Tu sei l’oggetto che mi manca, l’oggetto di grazia e di bellezza… Perché non sei qui, mio caro e meraviglioso ragazzo?”

Alla fine di queste citazioni, Carson pone al teste la domanda cruciale, gli chiede cioè se sia questo il tipo di lettera che un uomo scrive ad un altro uomo.

Wilde crede di cavarsela con la solita risposta evasiva. Asserisce che quella lettera è semplicemente la prova del suo affetto e della sua ammirazione per Lord Douglas.

Ma Carson lo incalza : “Non pensate che adulare un giovane, in pratica corteggiarlo, sia la stessa cosa che corromperlo?”.

L’avvocato non molla la presa. Dalle lettere di Wilde passa ai ricattatori che le hanno utilizzate: fattorini e stallieri che hanno varcato con il poeta la soglia dei locali più esclusivi di Londra, condividendo con lui cibi sofisticati e fiumi di champagne.

Non è strano, incalza Carson, che un uomo di più di quarant’anni prediliga con tanta insistenza la compagni di uomini così giovani”?.

Wilde non rinuncia alla battuta

“Per me la gioventù, il solo fatto della gioventù, è così meraviglioso che preferirei chiacchierare per mezz’ora con un giovane che essere interrogato in tribunale

Carson incassa la risposta per quello che è: la conferma del fatto che Douglas non è il solo giovane al quale Wilde si è accompagnato nel corso degli ultimi anni.

Alla seconda udienza, Wilde non si presenta. Il suo avvocato lo ha convinto a rinunciare e cerca di negoziare un’uscita onorevole. Riesce ad evitare la sfilata dei testimoni, ma non la formula finale, con la quale la giuria chiude il processo: non solo Queensberry è innocente del reato di calunnia, ma ha avuto ragione, per il bene pubblico, a sollevare la questione.

La formulazione della sentenza, alla luce della legislazione vigente in tema di sodomia, rende inevitabile un secondo processo, questa volta con Wilde come imputato.

Gli amici più fidati scongiurano Wilde di riparare in Francia. Ma il poeta preferisce restare ad aspettare la sua sorte. Preferisce affrontare gli eventi che l’onta della fuga.

Poco dopo è arrestato per il reato di atti osceni.

Il processo si conclude con una condanna a due anni. La sentenza viene pronunciata il 25 maggio 1895.

Il giudice che la emette la commenta così : “Non posso che pronunciare la condanna più severa prevista dalla legge. A mio avviso essa è totalmente inadeguata in un caso come questo.

Compagno segreto

E’ on line il numero doppio (12 & 13) del compagno segreto.

Titolo: Spettro delle mie brame.

E’ dedicato agli Amleti, dalle saghe islandesi a oggi: un labirinto di oltre 400 pagine. Personaggi e interpreti principali: William Shakespeare, Jules Laforgue, Carmelo Bene, James Joyce, Giorgio Manganelli, ma anche Sigmund Freud, Totò, Friedrich Nietzsche, Emanuele Severino, Ernst Lubitsch, Martin Heidegger, Oscar Wilde , Jacques Lacan …  unico non solo nel panorama del web italiano.

Il compagno segreto nasce nel 2002.

Da allora ha  pubblicato tredici  numeri monografici su opere di Conrad, Stendhal, Kafka, Da Ponte librettista di Mozart, Manganelli, John Donne, Brodskij, Leopardi, Valéry, su quattro scrittori medici (Benn, Céline, Cecov e Bulgakov), sugli scrittori di Marlene Dietrich e  infine questo  numero doppio sugli scrittori di Amleto.  I numeri sono tutti in linea.

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