Virginia e Leonard Woolf, un amore d’altri tempi.

Virginia Woolf – Quentin Bell Garzanti 1994

Mi ricapita tra le mani la bellissima biografia di Virginia Woolf scritta da Quentin Bell. Uno dei capitoli più interessanti è quello che riguarda il rapporto tra la grande scrittrice e il compagno della sua vita Leonard Woolf. Come andarono le cose?

Nel gennaio del 1912 Leonard Woolf si accorge di essere innamorato di Virginia Stephen, che frequenta da alcuni mesi.

Le telegrafa ( con risposta pagata) preannunciandole il suo arrivo.

I due si incontrano, lui le chiede di sposarla.

Virginia non ha una risposta pronta, chiede tempo per conoscerlo meglio.

Leonard nei giorni successivi le scrive più di una lettera.

In una di queste scrive:

Non credo di essere così egoista da non riuscire a vedere la cosa anche dal tuo punto di vista. In quanto al mio, ora sono sicuro che, a parte il fatto di essere innamorato..varrebbe la pena di correre qualsiasi rischio per sposare te.”

Più sotto aggunge:

“Dio, se lo vedo, il rischio di sposare uno come me. Sono egoista, sensuale, bugiardo, crudele, e probabilmente peggio ancora.

Ho continuato a pensare che non mi sarei sposato perchè pensavo che non sarei riuscito a dominare questi istinti con una donna a me inferiore, e che sarei stato sempre più esasperato dalla sua inferiorità e sottomissione.

E’ perchè tu non lo sei che il rischio è infinitamente minore.

Può darsi che tu sia vanitosa, egoista, insincera, come tu dici, ma questo non è niente in confronto con le tue alte qualità, grandezza intelligenza spirito bellezza franchezza.

Dopo tutto ci piace stare insieme, ci piaccione le stesse cose e le stesse persone, siamo tutti e due intelligenti e soprattutto sono le cose reali che noi comprendiamo e che sono importanti per noi”.

Poco tempo dopo i due si sposano e restano insieme fino al 28 marzo del 1941.

Quel giorno Virginia si riempe le tasche di sassi e si annega nel fiume Ouse non lontano da casa, lasciando una toccante nota al marito:

“Carissimo. Sono certa che sto impazzendo di nuovo. Sono certa che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. Comincio a sentire voci e non riesco a concentrarmi. Quindi, faccio quella che mi sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la più grande felicità possibile. Sei stato in ogni senso tutto quello che un uomo poteva essere. So che ti sto rovinando la vita. So che senza di me potresti lavorare e lo farai, lo so… Vedi non riesco neanche a scrivere degnamente queste righe… Voglio dirti che devo a te tutta la felicità della mia vita. Sei stato infinitamente paziente con me. E incredibilmente buono. Tutto mi ha abbandonata tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinare la tua vita. Non credo che due persone avrebbero potuto essere più felici di quanto lo siamo stati noi”

La lettura di queste poche righe, con le quali la Woolf riconosce che Leonard è stato un buon marito, mi ha fatto pensare alla proprietaria di una piccola libreria romana ( non se se ci sia ancora, ricordo che era a due passi dal Pantheon) che una sera una quindicina d’anni fa, vedendomi sfogliare un libro di Virginia Woolf, mi disse ( chissà poi da cosa ricavava quel giudizio) :

“Grandissima scrittrice. Ma quante gliene ha fatte passare il marito?”

Filippo Cusumano

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