Gli insulti del tempo

Difficile aprire a caso  la Recherche proustiana senza trovare qualcosa di stimolante. Per non parlare della straordinaria qualità della scrittura. L’ho fatto anche stamattina, come mi capita di tanto in tanto.
Il volume era l’ultimo dell’opera , “Il tempo ritrovato”,uscito postumo.

Le pagine che ho letto stamattina riguardano gli insulti del tempo al fisico dei protagonisti della storia, che il Narratore ritrova, dopo anni, ad un ricevimento.

Unica eccezione : Odette de Crecy, rimasta quasi uguale a se stessa.

“Lì per lì non la riconobbi non già perchè fosse cambiata, ma perchè non lo era.

Essendomi reso conto, da un’ora, di ciò che il tempo aggiunge di nuovo agli esseri e che bisogna detrarre per ritrovarli quali li abbiamo conosciuti, facevo adesso rapidamente il computo.
E, aggiungendo all’antica Odette il numero degli anni passati su di lei, il totale che ne ricavai fu una persona che non poteva essere quella che avevo sotto gli occhi, proprio perché questa era simile a quella di una volta.
Fino a che punto ciò era dovuto al belletto, alle tinture? Essa aveva l’aria, sotto la pettinatura schiacciata dei suoi capelli dorati- simili un poco alla parrucca arruffata di una grossa bambola meccanica su un volto, attonito e immobile,  anch’esso di bambola- sui quali era sovrapposto un cappellino piatto, dell’Esposizione del 1878.[….]
D’altronde, proprio perchè non era cambiata, sembrava che non fosse viva: aveva l’aspetto di una rosa sterilizzata.”

P.S. All’epoca di Proust l’unica arma per resistere agli insulti del tempo era- per usare il termine scelto da Proust-  “il belletto”. 
Ma la descrizione di Odette, rimasta quasi uguale a se stessa, ma priva di vita,  simile ad una “rosa sterilizzata” , sembra la descrizione di una signora dei nostri tempi affidatasi alla chirurgia plastica…

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