Ted
Ieri nel mio post dedicato a Sylvia Plath e Ted Hughes – lo trovate qui – ho raccontato la tormentato storia di questa vicenda “dalla parte di Sylvia”, cioè mettendo in luce la sua visione delle cose e raccontando i fatti salienti della sua avventura umana e letteraria.
Mi sembra giusto dedicare oggi pari attenzione a Ted Hughes.
Per anni il suo comportamento nei confronti di Sylvia è stato oggetto di critiche pesantissime e la grandezza della sua poesia è stata in parte offuscata, in parte “assorbita” da questa vicenda.
Per molti che non hanno letto o approfondito la sua opera, Ted rimane l’uomo che, innamoratosi di punto in bianco di un’altra donna, ha abbandonato la giovane e fragilissima moglie con due bambini piccoli, di fatto causandone il suicidio.
Ted per molti è stato per gran parte della sua vita solo quello.
Forse meritava e merita di più.
Ma veniamo a noi.
Dedicato a Sylvia
Più alta
di quanto non saresti più stata.
Ondeggiavi così snella
che le tue lunghe, perfette gambe americane
sembravano salire su su su.
Quella mano divampante,
quelle lunghe dita danzanti,
di eleganza scimmiesca.
E il viso: una palla tesa di gioia.
Ti vedo là, più chiara, più vera
che in tutti gli anni nella sua ombra –
come se ti avessi visto quell’unica volta e poi più.
La cascata sciolta dei capelli
quella molle cortina
sul viso, sulla cicatrice.
E il tuo viso
una gommosa palla di gioia
intorno alla bocca dalle labbra africane, ridente,
dipinte di cremisi.
E i tuoi occhi
strizzati nel viso, succo di diamanti,
incredibilmente luminosi,
come succo di lacrime
che potevano anche essere lacrime di gioia,
una spremuta di gioia.
Volevi strabiliarmi
con il tuo brio.
Con questa poesia Ted Hughes descrive il suo primo incontro con Sylvia Plath. Praticamente un’epifania, una folgorazione fisica.
E’ il 1956, Sylvia dal punto di vista fisico non deve essere molto diversa dalla ventenne in reggiseno e pantaloncini che vediamo qui sopra a destra.
Anche Ted è un uomo molto attraente.
I due poeti si incontrano oltre che sul piano delle affinità elettive e dei sentimenti anche sul piano fisico.
Anni dopo, Ted pubblicherà le sue lettere. Tutti andranno acercarvi i particolari della sua tormentata storia con Sylvia e troveranno questo ricordo di una notte d’amore appena trascorsa:
“Questa notte non è stata altro che una scoperta di quanto sia liscio il tuo corpo. Il ricordo mi passa nelle vene come brandy”.
Vita di Huhes ( notizie riprese da Wikipedia)
I primi anni
Hughes nasce nel 1930 a Mytholmroyd nel West Workshire , da William, carpentiere , e da Edith Farrar donna sensibile e amante della lettura.
L’infanzia è felice. Vive in campagna e gode di molte delle gioie e dei divertimenti che sono alla portata di chi vive in campagna.
Ascolta estasiato le storie che il fratello maggiore Gerald gli racconta, ama le passeggiate tra i campi, si appassiona agli animali e prende l’abitudine di disegnarli e scolpirli con la plastilina
Nel 1937 la famiglia si trasferisce a Mexborough, nello Yorkshire per gestire un’edicola con rivendita di tabacchi. Il fratello Gerald sceglie invece di lavorare come nel Devon come guardaccia, emigrando successivamente in Australia ( con grande sofferenza di Ted che gli è attaccatissimo)
A Mexborough frequenta i primi anni di scuola dimostrando subito grande passione per la lettura. Inizia anche a scrivere piccoli racconti d’avventura (“… nascevano in gran parte dalle mie letture. Mi specializzai in eventi fantastici e avventure cruente“)
Nel 1941 va alla ” Grammar School” dove ottimi insegnanti ne incoraggiano la vena artistica, mentre lo inizia alla poesia la sorella Olwyn, maggiore di due anni, che possiede, a detta dello stesso Ted “… un gusto poetico meravigliosamente precoce”.
La poesia prende il sopravvento sulle altre passioni. Passa così dai racconti di avventure ai brevi poemi, che vengono anche pubblicati dal giornalino della scuola.
I suoi modelli sono Yeats, Eliot, Dylan Thomas e, tra i romanzieri, Lawrence
Ne1948 va Cambridge dove frequenta Letteratura Inglese, per poi passare, dopo i due anni di servizio militare, ad antropologia e archeologia.
Nel 1954, anno della sua laurea, esce su una rivista ” The Little and the Seasons, una poesia che firma con lo pseudonimo di Daniel Hearing ma che non apparirà mai nelle sue raccolte.
Trasferitosi a Londra svolgere lavori d’ogni tipo, per guadagnarsi da vivere e avere nel frattempo la possibilità di scrivere. Nei week-end si reca regolarmente a Cambridge per studiare in Biblioteca e ritrovare i vecchi amici .
E’ una fase di incertezze e di tensioni. E’ un anno che si è laureato quando scrive al fratello Gerald: “Dovrò trovarmi un lavoro rispettabile altrimenti Mamma ne farà una malattia. Mi sto dando da fare per trovare qualcosa in televisione, o alla BBC, o nel cinema.”
L’incontro con Sylvia.
All’inizio del 1956 un amico gli propone di lavorare presso gli studi cinematografici di “Pinewood ” con il compito di redigere schede di romanzi e opera teatrali da utilizzare come soggetti cinematografici.
Accetta senza entusiasmo.
A febbraio, durante un party Ted conosce Sylvia in visita in Gran Bretagna avendo conseguito una borsa di studio.
Tra i due nasce subito un grande amore e Hughes decide di lasciare il suo lavoro per trasferirsi a Cambridge per rimanere con Sylvia.
La loro unione sarà, da quel momento, come scrive Anna Ravaro,..un sodalizio letterario, pur nell’indipendenza creativa individuale, che durerà per tutti gli anni della loro unione, nonostante le differenze di formazione e di sensibilità e i metodi compositivi radicalmente diversi”
Il 16 luglio si sposano alla presenza della sola madre di Sylvia.
Nel 1957, incoraggiato da Sylvia, Ted presenta ad un concorso di poesia che si tiene a New York una raccolta di quaranta poesie con il titolo “The Hawk in the Rain” con la quale vince il premio il che gli dà la possibilità di pubblicarle subito con la “Harper Bros”. Il testo viene pubblicato anche in Inghilterra con una dedica a Sylvia e viene segnalato dalla “Poetry Book Society” come il libro migliore dell’anno.
Ted è felice e in una lettera al fratello afferma che da quando ha conosciuto Sylvia la sua vita è cambiata: “La mia vita in questi ultimi tempi è splendida, meravigliosamente guarita rispetto a com’era prima. Il matrimonio è il mio elemento naturale. Anche la mia fortuna prospera grazie ad esso, e così pure quello che produco. Non hai idea di che vita felice facciamo io e Sylvia o forse ce l’hai. Lavoriamo, facciamo passeggiate, ripariamo a vicenda quello che scriviamo. Lei è uno dei migliori critici che io abbia mai conosciuto e comprende perfettamente la mia immaginazione, e anch’io credo di comprendere la sua.“
Insomma le cose tra i due poeti erano incominciate nel migliore dei modi. Si piacciono fisicamente. Belli e ricchi di talento, si incoraggiano a vicenda, nel corso degli anni successivi la loro unione viene anche, come si usa dire, “allietata” dalla nascita di due splendidi bambini.
Ci sono tutti i presupposti per una storia di quelle che non finiscono mai, tale e tanta è la quantità e la qualità delle cose che i due hanno da dirsi, presi come sono da un meraviglioso sogno comune, quello della parola scritta.
Eppure, poco alla volta qualcosa si incrina e quello che era stato un sogno si trasforma lentamente, ma inesorabilmente in un incubo.
C’è sicuramente un modo facile e tremendamente convenzionale per spiegare quello che è accaduto in quella mattina del 1963, quando Sylvia, dopo aver cercato di resistere per qualche tempo al dolore dell’abbandono da parte di Ted, si chiuse in cucina, si sdraiò sul pavimento e accese il gas del forno.
Tra l’epoca della vita “felice e fortunata” descritta da Ted e quell’alba disperata e terribile ci sono tanti avvenimenti: c’è la nascita dei figli, c’è il ritorno dei demoni privati di Sylvia , cè l’apparizione di Assia Guttmann (insomma quello che ho raccontato nel post precedente).
Facile e sbrigativo arrivare, anzi “saltare”, come hanno in molti ( me compreso in un primo tempo) alle conclusioni.
C’è una moglie giovane, bella , intelligente, con un enorme talento, ma anche tremendamente fragile. L ‘arrivo dei figli ha stravolto completamente la sua vita. Teme di dover sacrificare a loro la sua poesia, teme di non essere più desiderata dal marito, i fantasmi delle sofferenze del passato tornano ad assediarla.E nel momento in cui avrebbe bisogno di suo marito più che di ogni altra cosa, cosa succede?
Lui se ne va con un’altra. Con una donna più vecchia di lei, ma di una bellezza che mi riesce di definire solo in un modo : intrigante.
Almeno a giudicare dalle foto.
Ho smanettato a lungo con i motori di ricerca per trovare una foto che rendesse il fascino di Assia. Ne ho trovato un paio che mi sembrano all’altezza e ci ho lavorato su con photoshop per ricavarne due ingrandimenti, che sono quelli che vi sottopongo.
Sicuramente tutto, tranne che una donna fisicamente inespressiva e banale.
Ma quanto ha influito l’attrazione per Assia nella scelta di lasciare Sylvia?
E quanto invece lo sgomento di Ted nel vedere sua moglie tornare in preda ai suoi demoni di un tempo?
In che misura, insomma, per parlarci chiaro, Ted è colpevole per l’abbandono di Sylvia?
Quasi sicuramente, ho finito per convincermi, la fuga con Assia è stato solo l’effetto, non la causa della crisi.
Quasi sicuramente quella crisi era iniziata da tempo, da quando cioè Ted aveva scoperto di avere accanto a sè una donna diventata molto diversa da quella di cui si era così istantaneamente innamorato a Cambridge.
La dimensione del post non si presta a citare completamente tutte le poesie attraverso le quali Ted torna alla sua storia con Sylvia.
Mi limito a citare solo alcune frasi, lasciando ai lettori, che volessero approfondire la possibilità di risalire ai testi completi.
Ecco i versi che ho scelto
Quelli di SHOT ( che descrivono la forza irriducibile dei demoni privato di Sylvia e l’impotenza di Ted a salvarla)
[…]dentro il tuo Kleenex zuppo di singhiozzi
e i tuoi attacchi di panico il sabato sera,
sotto i capelli pettinati ora in questo ora in quel modo,
dietro quelli che sembravano rimbalzi
e la cascata di grida in diminuendo,
non deflettevi.
[…]Al mio posto, il giusto medico-stregone
forse ti avrebbe afferrata al volo a mani nude,
ti avrebbe palleggiata, per raffreddarti,
senza dio, felice, pacificata.
Io riuscii solo ad afferrare
una ciocca di capelli, il tuo anello, l’orologio, la vestaglia.
E che dire , infine dei versi terribili che chiudono la poesia Come un Orfeo mancato?
E intanto il mio corpo affondava nella leggenda
In cui i lupi cantano nella foresta
Per due bambini trasformati nel sonno
In orfani
Accanto al cadavere della madre.
Filippo Cusumano