Riemergo dal torpore del pranzo di Capodanno ( tortellini, bollito e tiramisù) e mi seggo in poltrona a leggere alcune brevi frasi di Emile Cioran.
Il libro è “Lacrime e santi”
Ho ripreso in mano questo libro, dopo tanto tempo, in maniera assolutamente casuale.
Mia figlia Giulia mi aveva chiesto un consiglio su un romanzo da leggere in tre -quattro giorni.
Mi sono così messo a scorrere i titoli della mia biblioteca e alla fine, dopo averle letto molte trame e molti incipit, per invogliarla, sono riuscito a propinarle un romanzo di Mario Vargas Llosa, “Memorie della ragazza cattiva”. Credo le piacerà. Vargas Llosa è un autore fantasioso, tratteggia bene i personaggi, costruisce in maniera accattivante le storie.
Ogni tanto inciampa in qualche frase sciatta e convenzionale, di quelle che ai quali i critici falliti come scrittori- e quindi implacabili come critici- cercano ogni tanto di impiccarlo.
Ma in fondo è dagli anni 70 che Vargas Llosa sforna un libro ogni due o tre anni,alcuni dei quali notevoli, qualche scivolone ogni tanto gli va perdonato.
Comunque questo che Giulia ha iniziato a leggere è un romanzo d’amore bello e appassionante.
Credo che le piacerà. E forse piacerà anche a qualcuno di voi ( ma…non mi assumo responsabilità ; segnalo però che è uscito anche in… edizione economica).
Ma mi sono dilungato.
Dicevo che scorrevo i tioli dei miei libri per dare un consiglio a Giulia, ed ecco che mi ricapita in mano Cioran.
E mi affascina come sempre.
Anche- e soprattutto- quando mi stupisce e mi lascia perplesso.
Tre sono gli aggettivi che secondo me meglio definiscono questo pensatore singolarissimo e unico: provocatorio, ironico, acuminato.
Ma è inutile che vi racconti chi è Cioran. Alcuni lo sanno, altri possono trovare in breve tutte le informazioni che vogliono su di lui consultando i motori di ricerca.
Mi piace di più l’idea di trascrivervi qui alcune delle frasi di questo libro che mi hanno colpito una quindicina d’anni fa, quando l’ho letto la prima volta.
Le avevo sottolineate con la matita: essendo io un bibliomane, ma non un bibliofilo, qualche volta “sporco” i libri .
Ecco le frasi che mi hanno colpito. Le lascio alle vostre riflessioni di inizio anno:
– Si crede in Dio solo per evitare il monologo tormentoso della solitudine. A chi altri rivolgersi? Si direbbe che Egli accetti volentieri il dialogo e non ci serbi rancore per averlo scelto come pretesto teatrale dei nostri scoramenti.
– Gli antichi sapevano morire. Innalzarsi al di sopra della morte è stato l’ideale costante della loro saggezza. Per noi la morte è una spaventosa sorpresa.
– Dio ha creato il mondo per paura della solitudine: è questa l’unica spiegazione plausibile della Creazione.
La sola ragione d’essere di noi creature è di distrarre il Creatore. Poveri buffoni, dimentichiamo che stiamo vivendo i nostri drammi per divertire uno spettatore di cui finora nessuno al mondo ha sentito gli applausi. E se Dio ha inventato i Santi lo ha fatto solo per alleggerire un po’ di più il peso del suo isolamento.
Quanto a me, la mia dignità esige che io gli opponga altre solitudini, altrimenti non sarei che un giullare in più.
– Dio si insedia nei vuoti dell’anima. Sbircia i deserti interiori, perchè a somiglianza della malattia, egli predilige occupare i punti di minor resitenza
Una creatura armoniosa non può credere in Lui. Sono stati i poveri e gli infermi a “lanciarlo”, ad uso e consumo di chi si tormente e dispera.
FILIPPO CUSUMANO