Alcune riflessioni scritte una quarantina di anni fa dal massimo cantore dell’età di mezzo, Marcello Marchesi.
Come sempre nelle sue poesie c’è il sorriso e c’è il pianto: una battuta, un gioco di parole, ma anche un rimpianto di quello che è stato, la consapevolezza del declino.
E’ stato un grande Marcello Marchesi.
Nel suo …piccolo.
Che poi non era tanto piccolo: pochi riescono a dire tante cose in maniera così semplice e diretta, senza annoiare, pochi riescono a farci riflettere senza importunarci con la loro prosopopea.
Ma, per evitare di importunarvi con la mia, passo subito la parola a lui.
BOLLETTINO
Ritirata
su tutta la fronte
dei pochi capelli
ribelli
alla dittatura
del generale Tempo.
LA VISITA
Porto mio nipote
dal medico
perchè controlli
se il suo sviluppo è regolare.
E dopo che ha visitato
il bambino
visita me
per vedere
se è regolare
il mio declino
BASTA, BASTISSIMO
A Fiuggi,
a Montecatini
ho sempre speso
un mucchio di quattrini
Basta!
Non ci vado a Chianciano!
Perchè devo morire
con il fegato sano?
Dove è scritto che
“il vuoto a rendere”
deve essere in buone condizioni?
Ho le mie brave ragioni
per credere
che, anche malandato,
sara accettato.
Ma certo!
Da oggi mi diverto
e non mi curo più!
“Cameriere,
ragù!”
GIOVANE A TUTTI I COSTI
Insultatemi!
Una pernacchia di bronzo
mi laceri l’orecchio.
Il rispetto
mi fa vecchio.
LA VA A POCHI…
Perchè questo suicidio
spicciolo e quotidiano?
Non voglio più dormire.
La vita è un sogno
che si tocca
ha labbra e bocca.
Vorrei essere Argo
con cento occhi
per vedere tutto
o la stessa cosa cento volte
e Kalì con tante braccia
e tante mani
per toccare tutto
entro domani.
E avere cento ginocchi
e su ognuno una donna
tutta per me.
Non vorrei morire
per vedere
come va a finire.
Non mi ammazzerei
altro che per rinascere.
La va a pochi…
FILIPPO CUSUMANO
( foto di riflessi sull’acqua di Marino Bastianello)